Risparmio gestito, amministrato o dichiarativo? Conoscere i diversi regimi fiscali è fondamentale per investire i propri risparmi nel modo più conveniente.
Quando si parla di investimenti finanziari, sono tanti gli aspetti da tenere in considerazione: la valutazione del rischio, il rendimento, la durata dell’operazione, la tassazione. Quest’ultimo aspetto, in particolare, può influire fortemente sulla convenienza dell’investimento e va quindi valutato attentamente. Esistono tre tipi di regimi fiscali tra cui è possibile scegliere: il regime amministrato, il regime gestito e il regime di dichiarazione. Ecco le loro principali caratteristiche.
Il regime fiscale dichiarativo
Le differenze tra il regime fiscale amministrato, quello gestito e quello di dichiarazione sono molte: il metodo di calcolo della base imponibile, ad esempio. Ma anche modalità e tempi di applicazione dell’imposizione fiscale. Il regime dichiarativo però ha una caratteristica che lo differenzia profondamente dagli altri due e che lo porta ad essere il regime meno utilizzato dei tre. L’investitore che sceglie il regime della dichiarazione, infatti, ha il controllo totale della decisione di acquisto e quindi deve assolvere da solo tutti gli adempimenti fiscali, riportando plusvalenze e minusvalenze derivanti dall’investimento nella propria dichiarazione dei redditi. Si tratta di un regime che richiede una certa esperienza dell’investitore e che, proprio per questo, viene spesso messo da parte in favore del risparmio amministrato o di quello gestito. Vediamo, quindi, le principali caratteristiche di questi due regimi.
Il risparmio gestito
Si parla di regime del risparmio gestito quando un investitore delega all’intermediario abilitato sia la gestione del portafoglio, sia gli adempimenti di natura fiscale. Con questo metodo, il cliente, essendo sollevato da tutte le incombenze di gestione e amministrazione degli investimenti, riceve alla fine dell’anno il risultato cui sono già stati applicati la tassazione e i costi di gestione.
Un aspetto positivo di cui tener conto, per chi si affida al risparmio gestito, è la possibilità di compensare le eventuali componenti negative (minusvalenze) con quelle positive, che possono essere non solo plusvalenze, ma anche redditi da capitale o altri redditi diversi. Inoltre, nel caso di risultato annuale negativo, è possibile riportare la perdita negli anni successivi fino al quarto periodo d’imposta, riducendo così la base imponibile per la tassazione.
Il risparmio amministrato
L’investitore che sceglie il risparmio amministrato può beneficiare di notevoli vantaggi fiscali, finanziari e burocratici. È proprio questo il regime fiscale utilizzato dalla nostra piattaforma di equity crowdfunding immobiliare: Concrete Investing è infatti l’unico portale in Italia, nel settore dell’equity crowdfunding, ad aver stretto una partnership con una società fiduciaria. In questo modo possiamo sollevare gli investitori da fastidiose incombenze e al tempo stesso assicurare loro la massima tutela della privacy e la garanzia di anonimato.
Grazie alla nostra partnership con la società fiduciaria, a differenza di quanto avviene nel risparmio gestito, il controllo sulla decisione degli investimenti fatti rimane ai clienti, che però ne delegano gli adempimenti burocratici e fiscali. In questo modo, quindi, il cliente ha maggiore libertà di scelta e gestione, mentre l’intermediario può focalizzarsi sull’amministrazione svolgendo inoltre il ruolo di sostituto d’imposta (accreditando quindi all’investitore il risultato dell’investimento al netto delle tasse).
Riguardo alla tassazione, questa avviene al momento della vendita dei singoli strumenti detenuti. Inoltre, come nel risparmio gestito, si possono riportare le perdite negli anni successivi fino al quarto periodo d’imposta ed è possibile compensare le minusvalenze. La compensazione però, a differenza che nel risparmio gestito, può avvenire solo con redditi diversi di natura finanziaria e solo se la plusvalenza avviene in un momento successivo alla minusvalenza.
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